Il telefono


E’ arrivata la mia stazione, mi avvicino alla porta mentre il treno rallenta. Si aprono le porte, muovo il primo passo per scendere quando un tipo entra prepotentemente spingendomi
«Ma che stai facendo!?» impreco perdendo l’equilibrio e cado seguita dall’uomo che finisce anche lui a terra in fianco a me.
Le porte si richiudono, il treno riparte e qualcuno che resta a terra picchia con le mani sul fianco del vagone
«Scusami. Ti sei fatta male?» chiede l’investitore già in posizione eretta porgendomi la mano per aiutarmi mentre mi rialzo
«Ma si può sapere che stavi facendo quando i tuoi cercavano d’insegnarti l’educazione?»
«Devo andare, scusami ancora» e si allontana facendosi strada tra la folla di gente che ci guarda attonita.
Ma che deficiente, ignorante, buzzurro e maleducato! Raccolgo la mia guida che è finita contro le porte dell’altro lato e noto vicino a lei un cellulare. Sarà del deficiente. Lo raccolgo e cerco di seguirlo
«Scusa! Ehi, tu!» niente, non mi sente.Il treno si ferma alla stazione successiva, vedo in lontananza il padrone del cellulare che scende, io esco dal treno due o tre porte prima di lui, ma già non lo vedo più. La stazione di King’s Cross St.Pancras è immensa, si incrociano sei linee della metro e la quantità di persone che vi transita è notevole. Quindi che faccio… potrei guardare la rubrica e cercare un numero di telefono, tipo “casa” che così avviso qualcuno della perdita del cellulare… strano, la rubrica è vuota… Chiamate effettuate… niente, vuoto anche lì… Chiamate ricevute… idem… Messaggi? Seh, figuriamoci se ce n’è qualcuno. Niente, il telefono è vergine! Uffa, io sono stanca e voglio tornare in hotel. Infilo il telefono in borsa alzo le spalle e mi dirigo verso il binario per il ritorno alla mia fermata.


L'incontro-scontro sulla metropolitana, il ritrovamento di un cellulare, un pizzico di curiosità e tutto prende una strada diversa.